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Rete Italiana Disabilità e Sviluppo
Aggiornato: 21 ore 42 min fa

Ciao, cara Rita

Mar, 02/08/2022 - 12:27

di Giampiero Griffo*

Ricordare chi era e cosa ha fatto Rita in un tempo limitato come questo è un’impresa ardua.
Rita prima di tutto ha costruito il proprio processo di emancipazione attraverso un percorso pieno di barriere ed ostacoli. La sua prima esperienza come consigliere comunale del suo paese le ha offerto una prima opportunità di conoscere concretamente il senso della rappresentanza popolare e dei meccanismi della politica. Poi alla fine degli anni ’90 si è avvicinata al movimento per i diritti delle persone con disabilità e alle associazioni. Prima la competenza nel campo della bioetica, l’esperienza della consulenza alla pari di cui era una delle prime e più competenti esperte, poi le progettazioni europee e nazionali, la tutela dei diritti umani, in primis delle donne con disabilità…
Il suo percorso di impegno e professionalità è stato riconosciuto a livello internazionale, divenendo la direttrice del DPI Europa, gestendo vari progetti europei e approdando al gruppo donne dell’European Disability Forum.
La sua competenza, la sua determinazione nel perseguire obiettivi innovativi, la sua concretezza, la precisione nelle attività che seguiva (la chiamavamo la normanna) l’hanno fatta emergere come leader del movimento, nonostante fosse donna e meridionale e avesse una condizione di dipendenza assistenziale.
La capacità di intrecciare le sue competenze professionali e il percorso di emancipazione personale hanno prodotto un circuito virtuoso che ha prodotto risultati straordinari.
Rita ha sempre perseguito l’obiettivo di una vita indipendente, consapevole che l’indipendenza è basata sull’autodeterminazione per costruire lo stile di vita che voleva vivere. Così si è laureata e trasferiva le sue competenze in pubblicazioni, lezioni universitarie, partecipazioni a convegni nazionali e internazionali.
Negli ultimi anni, con la costituzione della Rete italiana Disabilità e Sviluppo, il suo impegno ha toccato anche la cooperazione internazionale, impegnandosi come formatrice in vari progetti in paesi lontani. Quando il centro per la vita indipendente di Gaza city in Palestina – i cui operatori con disabilità sono stati formati da Rita -, ha saputo della sua scomparsa ha deciso di intitolare il Centro a lei.
Poi c’era la Rita persona: la sua grande umanità, l’attenzione agli altri al punto di trascurare se stessa, la curiosità intellettuale, la capacità di ascolto e empatia che ha profuso nelle relazioni con tutti i suoi interlocutori.
Negli ultimi anni aveva dovuto affrontare le carenze dei servizi sanitari calabresi rispetto alle sue condizioni specifiche di salute, la mancanza di sostegni pubblici per i progetti di vita indipendente che lei aveva contribuito ad introdurre in Calabria.
Tanti l’hanno conosciuta e tanti in queste ore hanno testimoniato le loro condoglianze e la loro vicinanza alla famiglia.
Rita era una human rights defender, la sua scomparsa lascia un vuoto grande in chi la conosciuta e apprezzata. Il movimento delle persone con disabilità ha perso una grande leader, il mondo culturale delle politiche sociali ha perso una risorsa nel campo della formazione e della ricerca, gli amici, i parenti e coloro che l’hanno conosciuta hanno perso una grande persona.

Rita Barbuto, al centro, con il gruppo di Peer Counselor del Centro I-CAN di EducAid a Gaza.

L'articolo Ciao, cara Rita proviene da RIDS.

La dimensione educativa della cooperazione allo sviluppo: seminario online

Ven, 09/25/2015 - 11:36

Il 7 ottobre si terrà il primo seminario on line previsto dal progetto InfoEas – Cooperare per Includere: La dimensione educativa della cooperazione allo sviluppo.

Quale prima tappa di un breve percorso di formazione on line sullo sviluppo inclusivo, il webinar intende presentare prospettive ed esperienze educative fondate sui principi dell’inclusione, rivolte alle persone con disabilità così come a coloro che si trovano in situazione di disagio psico-sociale determinato da condizioni di grave svantaggio socio-economico e culturale.

Maggiori dettagli nella pagina dedicata all’evento.

A Sendai (Giappone) si parla di disabilità e situazioni di rischio

Dom, 03/15/2015 - 11:39

Dal 14 al 18 marzo 2015 si terrà a Sendai, Giappone, la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla risoluzione dei rischi da disastro (World Conference on Disaster Risk Reduction).

Per l’occasione, Giampiero Griffo, presente alla conferenza, spiega in questo video sottotitolato il lavoro della RIDS per l’inclusione delle persone con disabilità in questo ambito e le prospettive a livello nazionale ed europeo.

Il sito DPI Italia ospita uno spazio di approfondimento a questo link 

Progetto INCLUDE: donne con disabilità di Gaza, in visita in Italia

Mar, 03/03/2015 - 15:43

EducAid in partenariato con RIDS – Rete Italiana Disabilità e Sviluppo – sta organizzando una settimana di eventi in occasione della conclusione del progetto “INCLUDE” che ha realizzato attività volte al miglioramento delle condizioni di vita delle donne disabili nella Striscia di Gaza attraverso un approccio inclusivo ed emancipatorio.

Dall’1 al 7 marzo 2015 una delegazione di 5 donne palestinesi con disabilità, in rappresentanza di altrettante organizzazioni di persone con disabilità di Gaza, è in Italia per incontrare la società civile italiana e le rappresentanze istituzionali, per stringere alleanze e per ricordare che a Gaza c’è una società che, nonostante le difficili condizioni in cui si trova, ha voglia di riscatto e chiede che i propri diritti siano rispettati.

Scrivo sulla mia disabilità per fare sì che tutto il mondo sappia quanto noi, persone con disabilità, soffriamo, ma anche per mostrare al mondo che la vera disabilità risiede nella mente, non nel corpo. Questa formazione mi ha portato sulla giusta via per fare in modo che la mia comunità e le altre comunità sappiano cosa significa la disabilità.”

Con queste parole Ahlan, una giovane donna con disabilità di Gaza, spiega l’effetto che ha avuto su di lei e sulla sua vita la formazione sull’utilizzo dei media all’interno del progetto “INCLUDE – empowerment socio economico delle donne con disabilità nella Striscia di Gaza”, implementato da EducAid e RIDS – Rete Italiana Disabilità e Sviluppo e finanziato dall’Unione Europea.

Negli ultimi 14 anni Gaza ha visto un progressivo isolamento sia culturale che economico; persone e merci fanno sempre più fatica ad entrare e uscire dai 365 km2 in cui la Striscia è rinchiusa, e a farne le spese sono le persone più vulnerabili. Tra di esse le donne con disabilità, discriminate doppiamente, come donne e come disabili, pagano un prezzo molto alto.

Il progetto INCLUDE, iniziato a gennaio 2013, si è dato l’obiettivo di attivare e sostenere il protagonismo delle stesse donne palestinesi con disabilità, nel migliorare le loro condizioni di vita sia da un punto di vista economico che nel promuovere il rispetto dei loro diritti di donne e di persone con disabilità.

Per poter raggiungere questi risultati EducAid e RIDS, negli ultimi due anni, hanno messo in campo numerose attività tra loro in sinergia.

Per ciò che riguarda l’aspetto economico EducAid ha promosso la creazione di micro imprese attraverso un finanziamento a fondo perduto a beneficio di 35 donne con disabilità. Questo ha permesso di creare piccole attività di ricamo, allevamento di animali, realizzazione di fiori per matrimoni, centri estetici.

Il progetto, inoltre, ha permesso di formare 120 donne con disabilità all’uso e alla produzione di video, foto e articoli raccolti all’interno di una rivista “Voice of Women” diffusa attraverso un sito dedicato – www.include.ps – e tramite i social media del progetto. In questo quadro è stata avviata anche una riflessione sul monitoraggio dell’attuazione della Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal Presidente palestinese lo scorso mese di Aprile.

All’interno del progetto, infine, un gruppo di 20 ragazze con disabilità, con il supporto di esperti di livello internazionale, ha potuto realizzare una importante “ricerca emancipatoria” tesa ad individuare e analizzare i fattori sociali, economici e culturali che, nello specifico contesto locale, ostacolano l’inclusione sociale delle donne con disabilità.

È proprio a coronamento di questo percorso che dall’1 al 7 marzo 2015 la delegazione di donne con disabilità, in rappresentanza di altrettante donne di Gaza, è in Italia: un percorso ricco di importanti incontri ed eventi a partire da lunedì 2 marzo, giorno del loro arrivo.

Lunedì pomeriggio, infatti, in Università a Bologna la delegazione ha incontrato i docenti e gli studenti della Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione dell’Alma Mater. Martedì 3 e mercoledì 4 poi la delegazione si trasferirà a Roma per una serie di incontri sia con rappresentanze istituzionali, presso i Ministeri degli Affari Esteri e del Lavoro e delle Politiche Sociali, sia con associazioni impegnate a livello della società civile nella tutela e promozione dei diritti delle persone con disabilità. Inoltre la mattina di mercoledì 4 marzo la delegazione sarà ricevuta da Sua Santità Papa Francesco in un’udienza pubblica.

Giovedì 5 marzo la delegazione rientrerà a Bologna. Nel pomeriggio infatti parteciperà ad un evento pubblico a San Pietro in Casale. Evento al quale prenderanno parte rappresentanze sia della Regione Emilia-Romagna che dei Comuni dell’entroterra bolognese.

Infine Rimini dove si svolgeranno le ultime iniziative importanti: venerdì 6 marzo, dalle 10 alle 12, presso la sede universitaria di Palazzo Briolini, in corso d’Augusto 237, si svolgerà un incontro pubblico aperto alla cittadinanza, nel pomeriggio visiteremo il CEIS, mentre la sera dalle 20.00, presso il vivaio Punto Verde, in via Pascoli 198, nella suggestiva cornice di una serra, ci sarà un momento conviviale, una cena a base di pesce in compagnia della delegazione proveniente da Gaza e di tutti gli amici che vorranno partecipare per ascoltare dal vivo le storie delle donne di Gaza. L’incasso verrà devoluto al fondo creato dal progetto INCLUDE e IDEE per sostenere i progetti delle donne disabili a Gaza.

Scarica il programma della settimana

Scarica l’invito alla cena del 6 marzo

Locandina Evento di Bologna – 2 marzo 2015

Al via il progetto “Cooperare per includere”

Mer, 02/25/2015 - 15:35

“Cooperare per includere. L’impegno dell’Italia sulla disabilità e cooperazione allo sviluppo” è questo il titolo del progetto della Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (RIDS) cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri (MAE).

L’iniziativa appartiene a quel genere di progetti che riguardano l’informazione e l’educazione allo sviluppo (Info/Eas) e vede Aifo come capofila di un consorzio con EducAid, Disable People’s International Italia (DPI) e la Federazione Italiana Superamento Handicap (FISH).

“Cooperare per includere” è iniziato a metà dicembre scorso e si concluderà a fine anno.

Si svolgerà in parte in Italia (Imperia, Rimini, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Lamezia Terme, Ostuni) e all’estero in Palestina, Tunisia e Mozambico

Sono previste numerose attività:

1) Partecipazione della RIDS come rappresentante di associazioni impegnate nella difesa dei diritti delle persone disabili nei paesi nel sud del mondo al tavolo di lavoro del MAE sull’inclusione della disabilità nei progetti di cooperazione;

2) Collaborazione all’analisi qualitativa della mappatura dei progetti di cooperazione e di educazione allo sviluppo finanziati dal MAE nel periodo 2009-2013, per capire quanti e quali di questi tengono in considerazione il tema della disabilità;

3) Organizzazione di una conferenza internazionale a Roma con il coinvolgimento di esperti e di chi decide le politiche a livello locale, nazionale ed internazionale;

4) Organizzazione di tre seminari di approfondimento presso le Università di Bologna, Firenze e Napoli.

5) Organizzazione di 3 seminari on line rivolti al Terzo settore e al privato sui temi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) e dell’impegno del governo italiano attraverso il Piano di Azione su disabilità e cooperazione;

6) Produzione di un manuale in/formativo per la diffusione dell’approccio RIDS in tema di disabilità e cooperazione.

7) Organizzazione di 3 seminari di in/formazione e diffusione delle Linee Guida del PdA e sulla progettazione inclusiva in Palestina, Mozambico, Tunisia per gli enti (tra cui anche l’Unità Tecnica locale del Mae), le agenzie e le Ong che realizzano progetti di cooperazione.

8) Produzione di strumenti di in/formazione tra cui una mostra Itinerante e un video.

9) Organizzazione della “Settimana della disabilità e cooperazione” in occasione della giornata del 3 dicembre.

Per maggiori informazioni:

Persone con disabilità e cooperazione internazionale: appuntamento a Roma il 10 dicembre

Ven, 11/28/2014 - 10:18

“Promuovere i diritti delle persone con disabilità nella cooperazione internazionale: Il Piano di Azione Disabilità della DGCS/MAECI e l’impegno della società civile” Seminario in occasione della giornata internazionale dei diritti umani.

10 dicembre 2014, ore 9 – 13.30
Sala Onofri della DIREZIONE GENERALE COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1, Roma

 

Nel mondo vivono un miliardo di persone con disabilità e almeno 93 milioni sono bambini. Più dell’80% di queste persone è concentrato nei paesi in via di sviluppo. Nonostante esse rappresentino una parte importante della popolazione mondiale, sono ancora molte le situazioni e i contesti in cui i diritti delle persone con disabilità non vengono rispettati.

Il ruolo delle ONG e delle organizzazioni di persone con disabilità, le partnership tra governi attraverso le agenzie di cooperazione internazionale, l’impegno delle istituzioni internazionali e il contributo della società civile e delle imprese sono preziosi per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) e garantire migliori standard di vita e cittadinanza piena alle persone con disabilità nel mondo.

Partendo dai principi definiti nella suddetta Convenzione, la D.G.C.S. ha adottato nel giugno del 2013 il Piano

d’azione sulla disabilità della Cooperazione italiana, elaborato con la partecipazione attiva della società civile, in particolare della Rete italiana disabilità e sviluppo (RIDS).

Il Piano prevede 5 aree di azione (Politiche e strategie, Progettazione inclusiva, Accessibilità e fruibilità di ambienti beni e servizi, Aiuti umanitari e situazioni di emergenza, Valorizzazione delle esperienze e competenze della società civile e delle imprese) intorno alle quali sono stati attivati dei gruppi di lavoro per l’implementazione delle varie tematiche.

Il seminario, organizzato in occasione della giornata mondiale dei diritti umani, si inserisce all’interno di questa cornice con un duplice obiettivo:

mettere in evidenza lo stato di implementazione del Piano, incluso nel programma di azione biennale sulla disabilità del governo italiano, e alimentare il dibattito all’interno della società civile, per favorire il mainstreaming della disabilità nei progetti di cooperazione.

Partendo dalla valorizzazione delle buone pratiche del sistema Italia,come indicato nel Forum della Cooperazione di Milano (2012), il seminario vuole favorire in particolare lo scambio di riflessioni e di buone pratiche in due aree importanti del Piano di Azione: l’educazione inclusiva e l’emergenza ed aiuti umanitari.

L’educazione inclusiva rappresenta il modo più efficace per garantire il diritto ad un’educazione di qualità a tutti i bambini, compresi quelli con disabilità, assicurandogli così piene opportunità di sviluppo e contribuendo a promuovere l’equità e la lotta alla povertà. Gli interventi di aiuto umanitario in contesti di emergenza, in considerazione del loro continuo aumento, rappresentano un ulteriore ambito in cui è necessario garantire la piena inclusione delle persone con disabilità, in modo da assicurare l’accessibilità ai servizi e l’esercizio dei loro diritti al pari degli altri.

Il seminario vuole rappresentare un punto di partenza per un processo di condivisione e un dialogo costruttivo tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nel garantire la realizzazione dei diritti umani, in particolare delle persone con disabilità.

scarica il programma del seminario scarica la locandina del documentario “Un albero indiano”

Presentazione

Amb. Michele Valensise, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Prof. Luigi Guerra, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna

Dr. Daniele Timarco, Direttore Programmi Internazionali di Save the Children Italia Onlus

Dr. Pietro Barbieri RIDS, FISH (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, Federazione Italiana Superamento Handicap)

Dr.ssa Mina Lomuscio, DGCS/Unità Tecnica Centrale e Cons. Donato Scioscioli, DGCS/VIII – Il Piano di Azione sulla Disabilità della Cooperazione Italiana

Programma

9,00

Registrazione partecipanti

9,15

Saluto di benvenuto e apertura:

10,00 Prima sessione:

Dibattito

Condivisione di esperienze e lesson learned: un dibattito sull’educazione inclusiva

Moderatore: Min. Plen. Francesco Paolo Venier, DGCS – Unità Tecnica Centrale

Dr.ssa Elisabetta Mina, Save the Children – Promuovere l’educazione inclusiva nei programmi di cooperazione allo sviluppo: l’esperienza della regione balcanica

Prof.ssa Roberta Caldin, Università di Bologna – Il valore aggiunto delle partnership tra università e agenzie della cooperazione

Prof. Alfredo Camerini, RIDS/Educaid – Il Gruppo di lavoro di Educazione inclusiva del Piano di Azione verso l’inclusione sociale

Dr.ssa Teresa Savanella, DGCS/UTC – L’impegno internazionale: la Global Partnership for Education Interventi preordinati

Dr. Raffaele Ciambrone, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – La via italiana all’educazione inclusiva

Dr.ssa Annarita De Bellis, CGE-IT – La visione della Campagna Globale per l’Educazione per la futura agenda di sviluppo

Dr. Massimo Maggio, CBM Italia – Il progetto di Educazione Inclusiva Bethany School presentato nel documentario di CBM Italia “Un albero indiano”

11,30 Coffee break

11,45 Seconda sessione:

La promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità in contesti di emergenza e aiuto umanitario

Moderatore: Min. Plen. M. Giorgio Stefano Baldi, DGCS – Ufficio Interventi umanitari e di emergenza

Dr.ssa Marta Collu e Dr.ssa Paola Pucello, DGCS/Ufficio VI Emergenza – Gruppo lavoro emergenza del Piano di Azione (risultati del COHAFA Semestre Presidenza)

Dr. Giampiero Griffo, DPI – L’impegno internazionale per l’inclusione delle persone con disabilità negli interventi umanitari e di emergenza

Dr. Aron Cristellotti, AIFO – I servizi di comunità negli interventi di post emergenza: Tsunami in Indonesia, gestione dell’epidemia di Ebola in Liberia

Dr. Fabrizio Mezzalana, FISH – L’accessibilità negli interventi umanitari e di emergenza Interventi preordinati

Dr.ssa Annalisa Montanari, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della protezione civile – Disabilità e gestione dell’emergenza

Dr. Gianfranco Cattai, Consulta affari internazionali ed europei del Forum terzo settore – Disabilità e processi di sviluppo

Dr.ssa Maura Viezzoli, CISP – Il mainstreaming della disabilità in educazione e formazione

Dibattito

Min. Plen. Giampaolo Cantini, Direttore della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo

13,15

Termine del seminario

13,30

Conclusioni

 

*****

Aspetti organizzativi

Il seminario si  terrà presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Piazzale della Farnesina 1 – ROMA – Sala Onofri DGCS – V piano.

Il seminario è a numero chiuso fino ad esaurimento posti della Sala adibita. Gli invitati pertanto che non hanno ancora inviato conferma sono pregati di comunicare la loro partecipazione

entro il 3 dicembre inviando una email a dgcs.segreteria@esteri.it.

 

L’accesso all’edificio sarà garantito:

  • dalla entrata principale dell’edificio – sala vip
  • dal lato Olimpico dell’edificio (ingresso accessibile per le persone con disabilità o mobilità ridotta). Qualora ci fossero degli accompagnatori si prega di comunicare i nominativi

****

Contatti:

Mina Lomuscio (DGCS-MAECI) – mina.lomuscio@esteri.it

Giampiero Griffo, Francesca Ortali, Pietro Barbieri e Alfredo Camerini (RIDS) presidenza@fishonlus.it

Roberta Caldin (Università di Bologna) – roberta.caldin@unibo.it; roberta.caldin@unipd.it

Chiara Damen (Save the Children) chiara.damen@savethechildren.org

Laura Salerno (CBM Italia); coloro che intendono partecipare alla proiezione del documentario “Un albero indiano” sono pregati di inviare conferma entro il 5 dicembre 2014 al seguente indirizzo email: alberoindiano@cbmitalia.org

A Gaza Italia e Palestina s’incontrano per i diritti delle persone disabili

Mar, 06/03/2014 - 10:05

COMUNICATO STAMPA

A Gaza Italia e Palestina s’incontrano per i diritti delle persone disabili

 Giovedì 29 maggio 2014 EducAid in partenariato con FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha organizzato a Gaza City un incontro per celebrare la ratifica da parte dello Stato di Palestina della Convenzione sui Diritti delle persone con disabilità e per discutere sui prossimi passi da compiere per applicare appieno la Convenzione stessa.

Secondo EducAid e FISH questo è un momento particolarmente favorevole per agire sulle istituzioni pubbliche anche in vista della formazione del nuovo Governo Palestinese atteso ad ore.

Hanno partecipato all’incontro tutte le organizzazioni di persone con disabilità della Striscia di Gaza ed un nutrito numero di organizzazioni non governative palestinesi ed internazionali che lavorano nel settore.

All’incontro ha partecipato Pietro Barbieri, in quanto esponente di spicco del movimento delle persone disabili in Europa, portavoce del Forum Terzo Settore in Italia ed ex-presidente di FISH. Nonostante la sua disabilità è riuscito a superare le barriere costituite dal check point di Erez, unico accesso alla Striscia venendo da Israele.

Cuore della discussione la Convenzione che indica al Governo le modalità per implementare efficacemente la Convenzione stessa: i governi devono nominare un referente per la Convenzione che annualmente dovrà redigere un rapporto sulla reale situazione dei diritti delle persone disabili che deve essere trasmesso alle Nazioni Unite.

La società civile ha un ruolo altrettanto importante dovendo redigere un rapporto ombra che, come il precedente, va inviato alle Nazioni Unite.

Come ha affermato Pietro Barbieri, “le organizzazioni possono imparare molto dagli incontri necessari per elaborare il rapporto ombra; gli consente di capire il fenomeno della disabilità nel suo insieme, sviluppare un discorso comune e imparano ad essere efficaci nel rapportarsi con le istituzioni e con la società nella quale vivono.”

 31 maggio 2014

EducAid – Cooperazione e aiuto internazionale in campo educativo
www.educaid.it FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
www.fishonlus.it

Il ruolo della comunicazione nei progetti delle Ong

Ven, 05/30/2014 - 00:58

Pubblicata sul suo blog  chiamato “Gong“, Nicola Rabbi condivide la sua intervista a Massimo Ghirelli, consulente per la comunicazione dell’Unità tecnica Cooperazione del Ministero degli affari Esteri.

L’articolo fa parte di una monografia pubblicata sulla rivista Hp-Accaparlante intitolata “Make development inclusive – Quando la cooperazione allo sviluppo si occupa di disabilità nei paesi poveri”.

Che ruolo ha o dovrebbe avere la comunicazione per le Ong e per tutti coloro che fanno interventi nei paesi in via di sviluppo?
Più che una questione d’importanza è una questione di necessità. Sono migliaia purtroppo gli esempi di cooperazione, anche buona, che non raggiungono i loro scopi perché non viene tenuto conto in maniera giusta e completa l’aspetto comunicativo. Ti faccio l’esempio di un intervento che facemmo in Niger con i Tuareg che riguardava la costruzione di un ospedale. Non avevamo pensato che in Africa le donne non vanno in ospedale e che quindi, se non si faceva un lavoro d’informazione e di comunicazione, spiegando per quale motivo ne valeva la pena (per ragioni di infezione, igieniche…), tutto sarebbe rimasto lì come una cattedrale nel deserto.
Ma fuori dell’edificio c’era un grande parcheggio che era stato trasformato dai famigliari dei pazienti in un villaggio di capanne. Tutto questo era ovvio e naturale: non avevamo pensato al fatto che mai in Africa una donna sarebbe stata lasciata da sola in ospedale e che quindi, attorno a quella persona, ci sarebbero state intorno tante altre persone diverse che, venendo da lontano, avrebbero poi dovuto fermarsi a dormire lì. In quei casi perciò o fai una stanza comune o, come è stato fatto, adibisci a dormitorio il parcheggio. Questo è stato un caso lampante di mancanza di comunicazione adeguata.

Nell’ambito della cooperazione la comunicazione è sempre stata vista e molto spesso ancora oggi viene trattata come un argomento di secondo livello e quindi considerato un di più, una cosa marginale e perciò, ancora peggio,qualcosa che si fa nel momento in cui il progetto è fatto e finito, a volte confondendolo con una parolaccia come “visibilità”, che di per sé non sarebbe una parola sbagliata, nel senso che bisognerebbe far vedere quello che si fa ma che in realtà viene intesa solo come buona immagine di quello che si fa nella cooperazione italiana. La visibilità spesso non ha nulla a che fare con il buon progetto, la visibilità non è comunicazioneFino a non molto tempo fa questa parte era considerata molto marginale dalle Ong.
È anche vero che le Ong, stando più vicine al territorio ed essendo espressione di parti della società civile dovrebbero avere ancora più ragioni per capire e per utilizzare una buona comunicazione, per informare prima di tutto i donatori del territorio e le persone che vi partecipano. Le Ong, inoltre, avendo per controparte società civili o piccoli villaggi, comunque non solo istituzioni, dovrebbero fare in modo che questi interlocutori capiscano bene e che soprattutto siano loro a comunicare qualcosa su quello che si aspettano, su come vedono il progetto e su come lo vogliono gestire.

Nel mio lavoro spesso mi sono trovato a mettere delle pezze a progetti in cui c’era una piccola quota riservata alla comunicazione e a convincere gli altri che costituiva invece una parte integrante del progetto. Questo è un elemento raramente compreso, le Ong un pochino ci sono arrivate ma non tutte e soprattutto non ci è arrivata l’istituzione.
La nostra Direzione si è dotata di Linee Guida per la comunicazione; una volta consistevano in un manuale su come si fa la targa, su cosa deve esservi scritto, l’adesivo e tutto il resto; un po’ abbiamo superato questa ipotesi ma anche le Linee Guida attuali, sono solo un punto di partenza per cominciare a parlare di altri aspetti. La comunicazione, per cominciare, deve essere fatta in entrambi i luoghi da parte di vari partner, in patria, e da parte del cosiddetto beneficiario, beneficiario che deve essere partner anche della comunicazione e quindi avere gli strumenti per comunicare. I progetti devono avere non soltanto la partecipazione ma anche il consenso sociale senza il quale il progetto non ha senso.
I progetti stessi in molti casi dovrebbero essere intesi come progetti di comunicazione e non come la comunicazione rispetto ai progetti, sono due cose diverse: i progetti di questo tipo ancora abbastanza rari. Si potrebbe cambiare in questo modo l’intero sistema delle comunicazioni dei paesi in cui si attua il progetto, dalla formazione dei giornalisti alla legge sulla stampa e così via.

Al momento sono in atto progetti di questo tipo? Voi ne curate qualcuno?
Ce ne sono ma si contano sulle dita di una mano. Ho seguito un centro di documentazione per un sindacato di comunicazione in Sud Africa ai tempi della fine dell’apartheid e più recentemente la ristrutturazione di un’agenzia palestinese, la Wafa, un’agenzia stampa che all’epoca era una specie di servizio stampa di Arafat che aveva sede a Gaza e ora ha sede a Ramla. Abbiamo fatto anche un media center, in collaborazione con le Ong e con l’Arci a Belgrado, in una situazione complicata come i Balcani. Negli ultimi anni questi progetti vengono appoggiati anche dai direttori delle UTL (Unità Tecniche locali). In alcune UTL, ho scritto dei progetti come “Comunicare la comunicazione”, quindi intesi proprio per far questo, come riuscire a comunicare bene e chiedersi: “Che strumenti ha l’UTL per farlo?”. Di qui la necessità di dotarsi di un sito, mettere insieme i donatori, le Ong e gli altri partecipanti in rete, in discussione, per comunicare quello che si fa e per farli partecipare e anche organizzare mostre, eventi sulla cooperazione.
Adesso in Palestina si sta lavorando, dopo tre anni di attività, alla terza fase del progetto “Comunicare la comunicazione” e a Gerusalemme, finalmente, si faranno dei corsi di aggiornamento per giornalisti. In un paese particolare come quello di Israele, si tratta di operare per dare degli strumenti soprattutto per lottare, per avere una legge sulla stampa più aperta, considerando il fatto che i giornali possono essere chiusi in qualsiasi momento.
In generale c’è ancora pochissimo attenzione sulle possibilità di stampa e televisione indipendenti. Lo stesso vale per l’Iraq, dove non c’è un UTL ma c’è la Task Force Iraq, organizzazione, il nome lo fa capire, che prima era militare-civile mentre adesso, da qualche anno, è completamente nelle mani della nostra Direzione Generale alla Cooperazione allo Sviluppo. La Task Force, soprattutto in questa fase, in cui si sta piano piano pensando di lasciare il paese, deve raccontare quello che sta facendo e ha fatto. Si tratta comunque di progetti di grande interesse in una situazione difficile come quella della guerra. Progetti di capacity building,di comunicazione interna, progetti che vanno a formare le istituzioni locali, progetti di patrimonio culturale, ambientali, tutta una serie di progetti in cui la comunicazione ha un ruolo centrale. Anche lì, se non c’è consenso, partecipazione e conoscenza dei fatti nulla può funzionare.

Continua la lettura sul blog di Nicola Rabbi “Gong”

 

In Israele e Palestina, per sostenere le disabilità: Unitalsi e Fish uniscono le forze

Gio, 05/29/2014 - 13:58
Tre giorni di incontri tra Betlemme e Gerusalemme, con le massime autorità israeliana e palestinesi per progettare iniziative condivise. “La disabilità diviene mezzo per abbattere ogni barriera culturale”

Fonte: superabile.it – Unitalsi e Fish incontrano le autorità palestinesi e israeliani competenti in materia di disabilità: dal 26 al 29 maggio, tra Gerusalemme e Betlemme, Salvatore Pagliuca e Pietro Barbieri, rispettivamente presidente e coordinatore delle due organizzazioni, sono al lavoro per mettere le basi di progetti e iniziative destinati a palestinesi e israeliani disabili, ma anche per favorire la partecipazione delle persone disabili ai pellegrinaggi in Terra Santa.

La delegazione Unitalsi-Fish ha incontrato due giorni fa, a Betlemme, la Società Antoniana ed ha vistato l’Hogar Nino de Dios, la Caritas Baby Hospital. La Giornata si è chiusa con l’incontro con alcune associazioni di disabili. Ieri, a Gerusalemme, l’incontro con la municipalità della città, con il Patriarca Latino, Fouad Twalecon e la Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo). Oggi di nuovo a Betlemme, per l’incontro con il sindaco della città, Vera Baboun e con il responsabile di tutte le scuole del Patriarcato in Palestina ed Israele, Padre Fayesal Hijazin per un confronto sul tema delle barriere architettoniche nelle scuole. Si chiude con l’incontro con Edmond Shehade, direttore del Basr (Bethlehem Arab Society Rehabilitation).

Per Salvatore Pagliuca, si tratta di “un’occasione per dare un segnale forte di vicinanza e di solidarietà alle popolazioni che vivono in Terra Santa soprattutto quelle più svantaggiate come le persone disabili. Crediamo che questa iniziativa congiunta con la Fish – conclude – possa rappresentare un segno concreto per costruire quella pace che ha invocato Papa Francesco proprio in questi luoghi”. Per Barbieri, “la disabilità diviene così il mezzo per abbattere ogni barriera culturale, religiosa e geografica e grazie alla collaborazione con l’Unitalsi siamo convinti di potere portare un nuovo modello di solidarietà e di promozione dei diritti delle persone disabili nell’area medio orientale”.

 

Disabilità: l’Italia alla conquista di Bruxelles

Mer, 05/28/2014 - 11:02

Il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Giampaolo Cantini, ha presentato ieri a Bruxelles il Piano d’azione dell’Italia sulla disabilità e lo sviluppo inclusivo adottato nel 2013 dal Ministero degli Esteri. L’obiettivo: condividere con la Commissione UE e gli Stati membri strategia e buone pratiche nell’ambito del dibattito internazionale sull’Agenda per lo Sviluppo Post-2015.

di Joshua Massarenti

Fonte: vita.it

Tra poco più di un anno, gli Obiettivi del Millennio lanciati nel 2000 dalle Nazioni Unite andranno in archivio per lasciare spazio a una nuova agenda per lo sviluppo, chiamata “UN’s post-2015 Development Agenda”. Chi possiede un minimo di domestichezza con le agende politiche internazionali come quelle dell’ONU, sa che gran parte delle decisioni più importanti si prendono molti mesi prima di quando vengono ufficializzate. E il settembre 2015, quando a New York si riuniranno i capi di Stato e di governo per sottoscrivere nuovi impegni a favore dello sviluppo sostenibile e della lotta contro la povertà, è dietro l’angolo. Come tanti altri paesi, l’Italia ha fretta.

Tra le sfide che la Farnesina intende portare al centro dell’attenzione, ci sono i diritti dei disabili, troppo spesso ignorati nelle politiche di sviluppo portate avanti dalla Comunità internazionale. Dopo aver sottoscritto la Convenzione ONU sui diritti delle Persone Disabili, l’Italia ha deciso di assumere la leadership politica sul tema della disabilità adottando nel luglio 2013 un Piano d’azione ad hoc con lo scopo di assicurare la piena implementazione della Convenzione adottata dalle Nazioni Unite nel 2006 e stabilire un quadro che garantisca il sostegno alle categorie sociali più vulnerabili ed emarginate. Ma senza alleati forti a livello globale, queste ambizioni rischiano di diventare carta straccia.

Per questo, la DGCS ha organizzato assieme alla Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (RIDS) una conferenza presso la sede del Comitato economico e sociale europeo, a Bruxelles, con l’obiettivo di condividere con la Commissione UE, gli Stati membri e la società civile strategia e buone pratiche sulla disabilità nell’ambito del dibattito internazionale sull’Agenda per lo Sviluppo Post-2015. A dirigere la delegazione italiana era il Direttore Generale della DGCS, Giampaolo Cantini.
Direttore, che bilancio trae da questa conferenza?
L’obiettivo fondamentale era quello di presentare una buona pratica della Cooperazione Italiana ma soprattutto di condividerla con le istituzioni dell’UE – in particolare con la Commissione- nonché con gli Stati Membri e le organizzazioni della società civile. C’è stata una presenza importante di rappresentanti della Cooperazione Tedesca, Spagnola e della Commissione, tutti attori che osservano con grande attenzione le buone pratiche messe in atto dall’Italia a favore dei disabili. Ora si tratta di mettersi insieme, di creare un partenariato tra Istituzioni, Stati Membri, organizzazioni della società civile e soprattutto i nostri paesi partner per sviluppare un’azione comune: non solo per rafforzare le componenti di disabilità nei programmi di sviluppo ma anche  per mettere a punto degli strumenti di lavoro.
Nel concreto che cosa significa?
E’ opportuno sviluppare degli indicatori – i cosiddetti ‘markers di efficacia’ – simili a quelli adottati in altri settori, come ad esempio le tematiche di genere, elaborando a  monte dei dati su quanto è stato fatto. Sembrano obiettivi tecnici di poca importanza, ma l’elaborazione di una serie di target e di indicatori accresce la possibilità di includere la disabilità come un tema centrale di inclusione sociale, cruciale per le opportunità per l’impiego, anche nell’accesso a servizi sociali essenziali come l’istruzione e la sanità. In altre parole, ci consentirebbe di portare la disabilità al cuore dei futuri obiettivi di sviluppo sostenibili. II momento è opportuno per unire le forze e sviluppare un piano comune e sollevare questi temi nelle sedi internazionali. Ad esempio l’OCSE  DAC potrebbe essere la sede per un lavoro tecnico sui dati, sulla loro disaggregazione e sull’elaborazione di indicatori e di marker di efficacia.
In che modo l’Italia intende sfruttare il prossimo semestre europeo per portare avanti questa strategia?
A parte i gruppi di lavoro specializzati ed il dialogo sempre costante con le organizzazioni della società civile, direi che abbiamo due importanti finestre: la preparazione di una posizione comune dell’UE sull’agenda post 2015 e le opportunità che si offrono a noi per promuovere una comunicazione pubblica di larga scala. Penso al semestre di Presidenza dell’UE che spetta all’Italia tra luglio e dicembre 2014 e all’Anno europeo per lo sviluppo previsto nel 2015.
Perché l’Italia ha deciso di puntare sulla disabilità?
Intanto perché la cooperazione italiana ha sempre avuto una forte caratterizzazione nel sociale e perché esiste un dialogo molto forte con le organizzazioni non governative ed in particolare con RIDS, la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo con la quale abbiamo elaborato il piano d’azione. E’ un piano d’azione della cooperazione italiana ma in realtà è stato realizzato in maniera congiunta dalla DGCS e RIDS.
Le alleanze sono importanti per rafforzare un tema così particolare nell’agenda politica europea ed internazionale. Quali sono gli Stati membri pronti a seguirvi?
Oggi abbiamo avuto una testimonianza molto interessante della cooperazione tedesca, che ha elaborato un proprio piano d’azione, sviluppando azioni molto concrete.  Anche  i colleghi spagnoli ci hanno sostenuto nell’obiettivo di sollevare questi temi nel negoziato sull’agenda post 2015. Sicuramente altri Stati membri stanno sviluppando azioni in questo senso, ma la conferenza ci ha offerto due insegnamenti preziosi: esistono forti potenzialità, ma è necessaria un’azione di raccordo.

(articolo redatto in collaborazione con Evelina Urgolo)

La Farnesina pensa a una Banca per lo Sviluppo

Lun, 05/19/2014 - 10:56

Il consigliere politico del Viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, lancia la proposta su Vita.it in vista della riforma della legge 49 sulla cooperazione internazionale: «Care ong cosa ne pensate?»

di Emilio Ciarlo

Fonte: vita.it – Dopo venti anni è arrivata la “volta buona” anche per la nuova cooperazione italiana. La riforma in discussione al Senato creerà uno strumento forte, innovativo, inaspettato ai più, per la promozione del nostro modello di co-sviluppo, per l’affermazione di una nostra visione più equa e sostenibile della mondializzazione, per la proiezione internazionale dell’Italia.

Personalmente lavoro su questa riforma da molti anni e credo che il testo ora arrivato in discussione sia l’occasione giusta per passare dalla semplice equazione “cooperazione-solidarietà” a quella “cooperazione-partnership-cosviluppo”. Ci siamo sforzati di costruire una cooperazione del 2000 che assuma in carico non solo la maledetta persistenza di povertà estrema in paesi low-income – spesso però anche in paesi più sviluppati e addirittura nei paesi ricchi – ma che si dà nuovi strumenti per far decollare le economie che hanno già percorso un pezzo di strada.

Per ottenere questo risultato – su questo sono d’accordo con Sergio Marelli – occorre mobilizzare risorse. Tante risorse. Bisogna sapere che non saranno sufficienti gli stanziamenti tradizionali dell’aiuto pubblico allo sviluppo (nonostante il percorso di “riallineamento previsto dall’art. 28  della nuova legge). Sarà necessario costruire un “sistema della cooperazione italiana”, delineato nel capo V, che coinvolga e faccia interagire virtuosamente le amministrazioni pubbliche con le Fondazioni bancarie, le organizzazioni non governative con  la cooperazione decentrata, le imprese private con la nuova Agenzia per la cooperazione. Eppure persino questo non basterà se non ci doteremo di strumenti professionali e agili, capaci di attrarre in misura ben maggiore le risorse europee, oggi appannaggio quasi monopolistico di francesi e tedeschi, e quelle delle istituzioni finanziarie internazionali. Probabilmente anche qualcosa in più come cercherò di proporre nelle ultime righe di questo intervento.

Direi, però, al caro amico Sergio Marelli, che nonostante l’importanza che ha la quantità di risorse, non si deve sottovalutare l’importanza della rivoluzionaria discontinuità “politica” e “istituzionale” del testo di legge che abbiamo preparato.  La cooperazione non sarà più solo “aiuto” né il Mae sarà relegato a una sorta di “charity” che la dispensa graziosamente. Istituiamo un vero e proprio piccolo “Consiglio dei Ministri della cooperazione” e prevediamo un Allegato della cooperazione al Bilancio, con l’intento di assicurare la famosa “coerenza delle politiche”, oramai richiesta dal’articolo 208 del Trattato di Lisbona, non solo tra le iniziative dei diversi Ministeri ma  soprattutto all’interno dell’azione governativa, tra le differenti scelte politiche ad impatto internazionale: quelle in campo ambientale, dell’immigrazione, economico e commerciale.

Assicuriamo un vertice politico permanente e identificabile, il Viceministro degli Esteri alla Cooperazione, che nel corso dell’esame in Parlamento cercheremo di trasformare in un “junior minister”, figura inedita per l’Italia, che parteciperà alle riunioni di Gabinetto su alcuni temi.

Abbiamo fatto consapevolmente la scelta di costruire un’architettura politico-istituzionale in cui il ruolo strategico centrale è assicurato alla Farnesina, preferendo avere una cooperazione “parte integrante e qualificante” della politica estera piuttosto che un Ministero della cooperazione cenerentola, debole politicamente e insostenibile in termini di spending review.

Mantenendogli il ruolo politico per eccellenza, in dialettica con il Parlamento, abbiamo però dotato il nuovo Maeci di un’Agenzia operativa, snella ed economica (2oo persone e un rapporto costi gestione/volume risorse negli standard internazionali), con autonomia organizzativa e di bilancio, sedi nei Paesi prioritari e uno staff giovane e professionale, che sottrarrà la cooperazione alla burocrazia delle procedure ministeriali (senza far venir meno la vigilanza) nonchè alla poco funzionale rotazione periodica dei diplomatici, inevitabile nell’attuale Direzione generale.

L’IDEA DELLA BANCA PER LO SVILUPPO
Torno però al punto delle risorse e lancio una provocazione su cui sto lavorando in questi giorni. A mio parere la riforma sarebbe monca se non compissimo l’ultimo miglio, se non dotassimo l’Italia, come Francia e Germania, di una vera Banca per lo sviluppo, un’istituzione pubblica, accreditata tra le Istituzioni finanziarie europee, autorizzata a progettare pacchetti finanziari attraverso il “blending” con i fondi comunitari (nonché di BEI, Banca mondiale e Banche di sviluppo regionali) o il matching con altre risorse e, in tal modo, capace di portare all’Agenzia per la cooperazione le risorse necessarie per fare il salto di qualità. Assicurando la direzione politica della Farnesina e la partnership indispensabile dell’Agenzia, si potrebbe immaginare nel concreto un Dipartimento specializzato e autonomo in seno alla Cassa Depositi e Prestiti, forse l’unica in Italia capace per statuto pubblico, solidità, affidabilità e know how di assolvere al ruolo. L’Italia avrebbe, in tal modo, uno strumento simile alla KfW Development Bank tedesca, “Business unit” all’interno del gruppo pubblico KfW, straordinaria leva finanziaria a servizio della cooperazione di Berlino capace di aggiungere ai fondi pubblici e a quelli europei risorse derivanti dalla propria raccolta (oltre 3 miliardi di euro). Social bond, bond dedicati allo sviluppo, finanza etica e innovativa, più risorse da Bruxelles: si aprirebbe un mondo nuovo per la cooperazione in termine di risorse disponibili, coinvolgimento dei cittadini e modernità di approccio alla nuova cooperazione. Credo si tratti di un’idea che merita un approfondimento.